Come una lieve brina

GDR

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    Dalla vergine di ferro di Ayato...

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    Fandom: GDR
    Perdonaggi: Fiamma, Bryan
    Raiting: Verde
    Genere: Introspettivo, Romantico

    Come una lieve brina...


    La porta si aprì con un lieve cigolio, ma non aveva bisogno di voltarsi per sapere chi era entrato nella stanza: lo avvertiva nell'aria.
    E nel suo cuore.
    -Cosa vuoi?- chiese, senza staccare gli occhi dalla finestra.
    -Sapere che ti succede- rispose Bryan. Quando aveva scoperto la verità su Derek, era rimasta impassibile, un muro di ghiaccio che pareva non essere stato minimamente intaccato da quella rivelazione. Ma era solo una lieve brina, come quella che ricopriva le foglie cadute: una brina che si spezzava facilmente.
    -Mi sto solo domandando fino a che punto posso essere stupida.
    -Oh, non c'è limite alla tua stupidità, Fiamma.
    -Parlo seriamente.
    -Anch'io- replicò il demone, gettando in un angolo ogni traccia d'umorismo. -Era posseduto da mio padre, ma questo cosa cambia?
    -Io...
    -Cosa c'è di diverso per te? Cosa cambia... - S'interruppe, quasi incapace di proseguire. -Cosa cambia tra noi?
    Noi.
    Fino a qualche ora prima per Fiamma era stata una parola a cui aggrapparsi, una certezza in quel caos in cui si era trasformata la sua vita. Per quel “noi” avrebbe dato la vita senza esitazioni.
    Ma adesso non era più così.
    -Non lo so, Bryan- disse sinceramente, stanca delle menzogne che da troppo tempo la circondavano. -Vorrei poterti rispondere “niente”, ma la verità è che non lo so. Non sono più sicura di nulla: il mondo che conoscevo si è ribaltato e, nel momento in cui mi sembrava di averlo accettato, tutto è precipitato di nuovo.
    -Ed io con lui- aggiunse, senza dar voce a quel pensiero che l'altro poteva comunque sentire chiaramente.
    -Perché?
    -Non ho capito che lui era posseduto da un demone: mai, neppure per un istante, ho sospettato un cosa del genere. Ho semplicemente smesso di amarlo perché non era più l'uomo che conoscevo. Non ho alzato un dito per aiutarlo!- esclamò, stringendo le mani a pugno. -L'ho abbandonato al suo destino.
    -Non avresti potuto fare niente.
    -Cosa ne sai?! Non sai niente! Non sai cosa significhi per me, cosa voglia dire non avere più nulla di lui se non i ricordi di qualcosa che è durato troppo poco!- affermò con una furia che il giovane non meritava. Ne era consapevole, ma quelle parole erano uscite prima ancora di pensarle e non poteva rimangiarsele; non che lo volesse, comunque: era andato a stuzzicare una ferita troppo fresca e il tempo in cui si sarebbe pentita delle frasi dette era ancora lontano.
    -Mi dispiace.
    -I tuoi “mi dispiace” non mi ridaranno nulla, Bryan. È morto e, per quanto tutti ripetiate il contrario, non smetterò di sentirmi colpevole. O di soffrire per quello che mi è stato strappato- disse con un tono più calmo. -I miei figli non lo devono sapere. Mai. Sarebbe troppo da sopportare dopo tutto quello che è accaduto.
    -Puoi stare tranquilla, non ne farò parola con nessuno.
    -Non ne dubito, perché voglio che tu stia lontano da me e dalla mia famiglia.
    -Che... che cosa stai... - balbettò incredulo.
    -Hai capito benissimo. Voglio che tu esca dalla mia vita.
    Se in quel lungo istante di silenzio che seguì quelle parole qualcuno gli avesse strappato le ali e ricoperto d'oro, Bryan era sicuro che non se ne sarebbe neppure accorto: niente avrebbe potuto sovrastare il dolore che Fiamma gli stava infliggendo con un'unica frase.
    -Un demone e un'umana non possono stare insieme. Non hanno niente da condividere se non una breve passione- proseguì. -È la cosa migliore per Luce, Eric e Alex. Ed anche per me.
    -Io... - iniziò, avvertendo una voragine aprirsi nel suo petto, dove aveva creduto ci potesse ancora essere il suo cuore. -Io... credo che tu abbia ragione. Combatterò mio padre, poi...
    -No. Posso farcela da sola: non ho bisogno di cavalieri dalle armature scintillanti.
    -Fiamma, non dire cazzate! Non hai speranze contro un demone come quello! Non posso permetterti di farlo: morire non è la cosa migliore per i tuoi figli. Forse per te è la soluzione più facile, ma non puoi abbandonarli. La ragazza che ho conosciuto a Parigi non l'avrebbe mai fatto!
    -La ragazza che hai conosciuto non era ancora stata ingannata per l'ennesima volta. Quella ragazza non esiste più.
    -Io non ti ho ingannata nemmeno per un istante. Ti ho sempre detto le cose come stavano. Sempre. Tuo marito è morto e non c'è niente che io, tu o chiunque altro possa fare per cambiarlo. Ma gettarmi via come un giocattolo rotto e correre a farti ammazzare non è...
    -Vattene!- esclamò di colpo, serrando gli occhi. -Va via...
    Bryan la fissò a lungo, quel corpicino concentrato che tremava come una foglia, quegli atteggiamenti da bimba che emergevano quando era al limite, quando non poteva più sopportare altro. Non stava aggredendo lui, ma l'enorme morsa che le stringeva lo stomaco e il cuore e che inutilmente tentava di annullare, di spingere in un angolo per poterla dimenticare.
    Il giovane colmò la distanza in pochi passi, abbracciandola, ignorando le sue proteste, il suo debole divincolarsi poco convinto; affondò il viso nei suoi capelli corvini e attese paziente che si calmasse, rilassandosi tra le sue braccia.
    E, finalmente, arrivarono i primi singhiozzi, seguiti da altri più violenti; le piccole mani di Fiamma si serrarono sulla sua camicia, mentre le lacrime impregnavano il tessuto e il dolore si affievoliva trovando sfogo.
    Lui la avvolse dolcemente, in silenzio, perché era la sola cosa che potesse fare: aveva scelto di amare il fuoco, dopotutto, e il fuoco si alzava in lingue sempre diverse, un continuo alto e basso in costante cambiamento. Ma che non si arrendeva, che continuava ad ardere anche sotto le ceneri di mille fallimenti.
    -Sei... il demone... più stupido del mondo... - mormorò, quietandosi a poco a poco.
    -Già, sto con una stupida come te- replicò, baciandola sulla testa.
    -Quello che ho detto...
    -L'ho già dimenticato, se è questo che intendi.
    -Grazie- sussurrò. -E scusami: so che non è colpa tua e non potevi farci niente.
    -Avrei dovuto dirtelo in un alto modo.
    -Non credo esistesse un'altra via o un modo meno doloroso- ammise, posando il capo contro il suo torace. - Sei stato sincero, non mi hai tenuto segreta la verità per paura che non potessi reggerla. Lo apprezzo molto.
    -Ehi, tu sei forte, lo so benissimo. Sono gli altri a non averlo mai capito.
    -Tu credi?
    -Certo. Passerà anche questo, vedrai. Ora sembra impossibile, ma tornerà il sole.
    -E ci sarai per allora?
    -Sempre, Fiamma. Sempre.

    FINE
     
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