Cronache da una terra di follia

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Millennium Member

    Group
    °o¤ø,Ely e Mery,ø¤o°
    Posts
    383,263
    Location
    Dalla vergine di ferro di Ayato...

    Status
    Offline

    Capitolo 5



    Erano trascorse alcune settimane dal suo matrimonio e Wigh stava quasi iniziando a convincersi di aver trovato finalmente una sorta di salvezza: nessuno lo aveva più condotto nelle prigioni per torturarlo, nessuno si prendeva gioco di lui o lo scherniva e Letha si era rivelata una compagna migliore di quanto credesse.
    L'elfo passava la maggior parte delle giornate a svolgere degli incarichi per il re, come compiere delle perlustrazioni nei territori vicini o portare dei messaggi, ma la sera non vedeva l'ora di tornare da sua moglie che lo accoglieva sempre con un sorriso dolce e un abbraccio caldo. Amava restare a letto con lei e raccontarle quello che vedeva nei suoi giri o della sua vita quando era un principe: Letha ascoltava tutto affascinata, con gli occhi curiosi di una bambina.
    Ma il trauma della loro prima volta aleggiava sempre come un fantasma tra di loro: avevano fatto sesso altre volte, ma più per paura che il sovrano li costringesse nuovamente ad un rapporto pubblico che per un reale desiderio. E Wigh aveva ancora bisogno di pensare a Sarah per eccitarsi.
    Quella era l'unica macchia in una vita che non era perfetta ma era comunque migliore della precedente: lui non amava Letha, il suo cuore apparteneva ancora a quella piccola fata ribelle che scappava dalla sua Corte per incontrarlo al limitare del bosco.
    Pensava ancora a lei di notte, quando sua moglie gli dormiva tra le braccia, sorridente e serena; pensava a lei quando inghiottiva di nascosto quelle erbe che lo rendevano sterile. Sapeva che non l'avrebbe più rivista, ma continuava a sentirsi suo, continuava a immaginare solo lei come madre dei suoi figli.
    Era l'unica illusione che ancora non erano riusciti a strappargli.

    °°°

    Letha si mordeva nervosamente le labbra, fissando la porta della camera: era ormai notte, ma di Wigh non c'era traccia. All'inizio, vedendo che era in ritardo, si era detta che probabilmente la sua perlustrazione aveva richiesto più tempo o che il suo rapporto al re era andato per le lunghe... Poi la preoccupazione era aumentata con il passare delle ore e adesso era certa che gli fosse accaduto qualcosa.
    L'idea che lui potesse aver approfittato di quell'uscita per scappare non le passava nemmeno per l'anticamera del cervello: era un uomo onesto e non lo avrebbe mai fatto, non se ne sarebbe mai andato senza dirle nulla lasciandola lì a morire d'ansia.
    Finalmente la porta si aprì, ma il sorriso che era nato spontaneo sulle sue labbra morì immediatamente nel vedere suo padre con un'espressione che metteva i brividi: era furibondo, tutto il suo corpo tremava per la rabbia e pareva volerla uccidere solo con lo sguardo. Piombò sulla figlia come un falco e lei riuscì solo a serrare gli occhi prima che uno schiaffo violento si abbattesse sulla sua guancia.
    -Sei una buona a nulla!- tuonò, prendendola per i polsi e scuotendola mentre le urlava addosso. -Non sei in grado neanche di tenerti stretto quel mezzo uomo che ti ho dato per marito!
    -W... Wigh...- balbettò piano, temendo di essere colpita ancora.
    -Il tuo patetico elfo si sollazza con le fate alle tue spalle! Ringrazia che sia incatenato a questa Corte o non l'avremmo più trovato!
    La ragazza rimase in silenzio: poteva forse dargli torto? Anche lei aveva accarezzato più volte il desiderio di fuggire... Una minuscola parte di lei era ferita dal fatto che fosse stato con altre, ma non poteva fargliene una colpa: il loro era un matrimonio fasullo, era tale solo sulla carta e non dava neppure i frutti sperati visto che non era ancora incinta.
    -Lui... è... è vivo?- chiese lievemente. In fondo le importava solo questo.
    -Sei proprio stupida. Siete entrambi degli stupidi: vi avevo concesso una possibilità e ve la siete giocata nel peggiore dei modi- ruggì suo padre. -Il tuo caro maritino sta soggiornando nelle celle: non so se sia ancora vivo dopo la punizione che gli ho inferto, ma puoi andare a riprendertelo. Digli pure che ha perso ogni privilegio e di non sprecare tempo a medicare le ferite, perché d'ora in poi ne avrà di nuove ogni giorno.
    -Padre, no... ti prego... - lo implorò, gettandosi ai suoi piedi. -Noi ci impegneremo di più... rimarrò incinta, te lo giuro... ma non fargli del male...
    Il re le prese il viso con una mano, stringendo talmente forte da farle scricchiolare le ossa.
    - Un folletto non implora mai, né per la sua vita, né per quella degli altri. E perché la tua stupida testa vuota lo impari, domani darò a quella feccia di tuo marito il doppio delle frustate- disse, lasciandola andare. -La prossima volta, invece di usare questa tua inutile bocca per supplicare, pensa a dargli piacere così non andrà a scoparsi le altre nel bosco.
    Letha si morse l'interno della guancia, trattenendo le lacrime: aveva creduto per un attimo di poter essere felice. Ma in quel luogo non c'era posto per la gioia.
    In quel luogo esisteva solo la sofferenza.
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Millennium Member

    Group
    °o¤ø,Ely e Mery,ø¤o°
    Posts
    391,308

    Status
    Anonymous
    Ma se Wigh l'ha anche allontanata a Sarah...
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Millennium Member

    Group
    °o¤ø,Ely e Mery,ø¤o°
    Posts
    383,263
    Location
    Dalla vergine di ferro di Ayato...

    Status
    Offline
    Infatti non è tornato a casa perché ha visto Sarah e l'ha allontanata, ma loro hanno visto solo la polvere sui suoi vestiti e hanno tirato le loro conclusioni.
     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Millennium Member

    Group
    °o¤ø,Ely e Mery,ø¤o°
    Posts
    391,308

    Status
    Anonymous
    Orribile...
     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Millennium Member

    Group
    °o¤ø,Ely e Mery,ø¤o°
    Posts
    383,263
    Location
    Dalla vergine di ferro di Ayato...

    Status
    Offline

    Capitolo 6



    Non aveva sentito dolore, non quello che loro pensavano di infliggergli.
    La sua schiena era stata quasi scuoiata dalle frustate ed era ridotta ad una poltiglia di carne e sangue rappreso, ma non gli faceva male.
    Nessuna sofferenza riusciva a sovrastare quella del suo cuore spezzato: aveva detto addio per sempre a Sarah, l'aveva fatto nel peggiore dei modi perché lei non tornasse più a cercarlo. Aveva visto ogni speranza morire nei suoi occhi così limpidi, l'aveva fatta piangere, le aveva fatto volutamente del male, aveva ucciso l'amore nel suo cuore.
    E mentre lo faceva era morto dentro: qualsiasi tortura era inutile ormai, non provava più nulla.
    Stringeva nella mano una ciocca di capelli rossicci come se fosse il suo tesoro più grande: era tutto quello che gli restava di lei. Quei capelli che le aveva strappato, il ricordo del sapore delle sue labbra che aveva sfregiato con un morso, la polvere di fata che era rimasta attaccata ai suoi vestiti quando lo aveva abbracciato.
    Suo “suocero” si era accanito su di lui con una furia cieca, accusandolo di essere un idiota, un ingrato che aveva tradito la sua fiducia. Gli aveva concesso la mano di sua figlia e l'onore di essere il padre dei suoi nipoti e, invece di essergli grato, lo metteva in ridicolo scopandosi delle fate.
    Wigh non aveva provato a giustificarsi, non gli importava più nulla del suo destino ora che aveva perso Sarah e il sogno di poter stare con lei. Ma adesso, nel buio e nella solitudine di quella cella schifosa che puzzava di morte e decomposizione, si ritrovò a pensare a Letha: chissà se lo stava aspettando nella loro stanza, se era in pena per lui... O se le avevano raccontato che l'aveva tradita e adesso lo odiava...
    Forse era stata lei ad ordinare quella punizione, forse era rimasta nell'ombra tutto il tempo e si era goduta quello spettacolo di violenza... Oppure stava piangendo sul loro letto, convinta che lui non sarebbe più tornato.
    Quella era l'ipotesi che lo convinceva di più: per quanto si sforzasse, non riusciva a immaginarla in grado di far del male a qualcuno. Era sempre dolce, premurosa, non aveva mai preteso il corpo del marito, anzi, quando stavano insieme era quasi sempre lui a prendere l'iniziativa e a coinvolgerla.
    Letha teneva a lui, proprio come Sarah, e nello stesso giorno era riuscito a far soffrire entrambe.
    -Wigh...
    Era solo un sussurro, ma lo udì e spalancò gli occhi: perché era lì? L'avevano davvero fatta assistere alla sua tortura? Oppure... oppure...
    I dubbi e le domande gli invasero il cervello ma in un attimo non ci furono più pensieri. C'erano solo quelle piccole mani delicate che gli sfioravano tremanti il viso e il rumore dei suoi singhiozzi che riempivano il silenzio delle prigioni.
    -Letha...- mormorò, mentre il suo corpo iniziava a presentargli il conto di quanto era accaduto in quella cella.
    -No, non parlare... non fare sforzi...
    Wigh voltò la testa quel tanto per poterla vedere: voleva dirle di non disperarsi perché cose come quella sarebbero accadute spesso e non meritava le sue lacrime, ma non ne aveva la forza. Lasciò che quelle dita esitanti lo toccassero e raccogliessero i pezzi del suo cuore, tentando di rimetterlo insieme.
    Lei gli baciò la guancia, cercando di scacciare il pensiero delle minacce di suo padre: suo marito aveva urgentemente bisogno di cure o non sarebbe sopravvissuto a lungo.
    -Ci sono io adesso... mi prenderò cura di te...- disse dolcemente, sistemandosi alle sue spalle e usando i suoi poteri per rimarginare le ferite.
    L'elfo fece dei mormorii sommessi, sentendo la pelle ricrescere sugli squarci e rivolse alla compagna uno sguardo di gratitudine e stupore: era una principessa, eppure non aveva esitato un attimo ad inginocchiarsi su quel pavimento sporco di qualsiasi cosa per occuparsi di lui, un uomo che, per quanto ne sapeva, l'aveva appena cornificata.
    -Letha...- la chiamò. -Non so... cosa ti hanno raccontato... ma io... io non ti ho tradita...
    Voleva che lo sapesse, voleva meritare le sue attenzioni continue, voleva che lei non dubitasse della sua fedeltà. Non era un matrimonio d'amore, ma Wigh voleva che tra loro ci fosse almeno il rispetto.
    Ma non la verità, quella le avrebbe fatto troppo male.
    Perché nell'istante in cui aveva avuto Sarah tra le braccia, aveva desiderato fuggire con lei, ricambiare quella stretta e amarla, ma era stato il terrore per le conseguenze a bloccarlo e non la promessa fatta a Letha. Aveva visto la sua fata con le ali strappate, ferita, violentata... e allora aveva preferito diventare un mostro ai suoi occhi piuttosto che gettarla nel suo stesso inferno.
    -Lo so, Wigh...- rispose lei, liberandolo dalle manette che lo bloccavano alla parete e avvolgendolo piano in un abbraccio. Rimase in quella posizione per un tempo indefinito, posando le labbra sulla sua tempia e aspettando che recuperasse un po' di forze. -Ce la fai ad alzarti?- gli chiese poi.
    -Io... credo di sì...
    -Appoggiati a me. Torniamo in camera... hai bisogno di un bagno e di riposare.

    °°°

    Percorsero lentamente i corridoi, ignorati dai folletti che incrociavano lungo la strada: nessuno di loro si offrì di aiutare la principessa, ma tutti iniziavano a mormorare appena li superavano.
    Letha non si lasciava toccare da quei commenti e continuava a camminare, sostenendo il compagno fino alla loro stanza e accompagnandolo in bagno. Wigh si sedette sul bordo della vasca, guardandola mentre apriva l'acqua e preparava l'occorrente per pulirlo. Non avevano mai diviso un momento simile e ne era un po' imbarazzato: di solito non aveva bisogno che altri lo aiutassero a fare il bagno.
    -Posso... posso fare da solo...- mormorò.
    -No, non ti reggi in piedi- replicò lei, avvicinando le mani ai suoi pantaloni. Non era certo la prima volta che lo vedeva nudo, ma non lo aveva mai spogliato: il viso le si colorava sempre di rosso durante i loro momenti di intimità e preferiva lasciar fare tutto a lui. Però ora Wigh aveva bisogno di lei e decise di essere più forte della sua timidezza: sbottonò i pantaloni e lo aiutò a sollevarsi quel tanto da riuscire a toglierli insieme all'intimo.
    Poi restò un attimo a osservare il corpo del marito, perfetto anche se deturpato dalle cicatrici, pensando che non si era mai fermata ad ammirarlo come meritava. Wigh aveva un fisico snello, allenato da anni di addestramento, e i suoi muscoli disegnavano linee ben definite sotto la pelle ma senza essere eccessivi. Era affascinante e in una situazione normale Letha si sarebbe sentita la ragazza più fortunata al mondo a poter stare con un uomo così. Peccato che in una situazione normale lei e Wigh non si sarebbero nemmeno conosciuti.
    Scosse la testa, allontanando il pensiero, e lo fece entrare nella vasca, sfilandosi poi il vestito ormai da buttare.
    -Cercherò di essere delicata- promise, prendendo la spugna.
    -Lo sei sempre...
    Lei sorrise, iniziando a pulire la schiena con tutta la delicatezza di cui era capace: non voleva che provasse altro dolore o che soffrisse ancora. Il compagno sentiva a malapena il suo tocco: era lieve, come essere sfiorati dalle ali di una farfalla.
    Ma in quel momento lui voleva di più, voleva sentire qualcosa e non potè impedire ai suoi occhi di vagare sul corpo della moglie, coperto solo da un completo di pizzo rosa che avrebbe infiammato anche un santo. Il suo sguardo scese lungo il collo niveo e indugiò sull'incavo tra i seni, per poi proseguire sulla vita sottile, i fianchi sensuali e le gambe affusolate.
    -Letha... vieni qui, ti prego...
    -Sono qui, non vado via.
    -Qui... nella vasca...- precisò l'elfo.
    -Oh... va... va bene- rispose, allontanandosi per poter sfilare gli ultimi indumenti. Sentiva su di sé lo sguardo di Wigh e il suo viso si imporporò immediatamente: era una situazione strana per lei, non si era mai spogliata completamente davanti a lui. Non era una di quelle donne sicure di sé e del proprio corpo; Letha era una ragazzina perennemente insicura e piena di incertezze.
    Infatti i suoi gesti erano inesperti mentre scavalcava il bordo della vasca e si sedeva sulle gambe del giovane, evitando di incontrare i suoi occhi.
    Wigh guardava sua moglie con attenzione, forse per la prima volta da quando si erano sposati, e si accorse di quanto fosse bella. Era una bellezza diversa da quella di Sarah, più discreta ma comunque intrigante: la fata aveva i colori dei boschi autunnali, mentre Letha somigliava più ad una piccola regina dell'inverno. La sua pelle chiara pareva di fine porcellana e i suoi capelli di neve scendevano in morbide volute lungo le spalle, arrivando a coprirle il seno piccolo ma proporzionato. Alzò lo sguardo sul suo viso, sfiorando con le dita le labbra rosate e le guance perennemente arrossate dal suo dolce imbarazzo.
    Le strinse un fianco e la attirò a sé, sorridendo nel vederla spalancare gli occhi quando si trovò contro la sua eccitazione dura e svettante. Non gli era mai capitato di provare quel desiderio impellente, quel bisogno disperato di spingersi nel suo corpo e lasciarsi avvolgere dal suo calore, di riempirsi le orecchie con il suono dei suoi gemiti... Voleva sentirsi vivo, avere la certezza di essere scampato alla morte e di essersi lasciato alle spalle le risate maligne dei folletti.
    Pensava di essersi privato del cuore nel momento in cui aveva allontanato per sempre Sarah, ma ora quello stesso cuore premeva per un po' d'affetto e di conforto.
    Era debole.
    Tanto.
    Troppo.
    Ma sentiva così tanto freddo dentro di sé, e Letha era calda ed accogliente come una cioccolata da gustare lentamente davanti a un camino accesso, mentre all'esterno infuriava la bufera.
    E lui voleva fare lo stesso, voleva godere di lei piano piano, chiudendo fuori tutto il resto.
    Voleva... amarla, come avrebbe dovuto fare fin dalla prima volta sul pavimento della sala del trono, fregandosene di tutto e raggiungendo insieme l'estasi del piacere. Voleva cancellare quell'ombra che impediva loro di vivere il sesso come qualcosa di naturale.
    -Letha... - sussurrò, avvicinandosi alla sua bocca.
    -Wigh... dovresti riposare...- tentò, posando le mani sul suo torace.
    -Non lo senti?- insistette, premendosi contro il suo bacino. -Non ha nessuna intenzione di riposare...
    -Wigh...
    -Non mi vuoi?
    Se Letha gli avesse risposto di no, si sarebbe fermato subito perché, malgrado quel desiderio bruciante, non era nella sua natura forzarla a stare con lui. Non dopo quello che avevano passato.
    Lei lo fissò negli occhi: erano laghi profondi in cui amava perdersi, ma non vi lesse solo il dolore e la paura. Sul fondo ardeva un desiderio di vita così forte da stupirla, così impetuoso che si lasciò travolgere annullò la distanza che separava le loro labbra.

    °°°
    Avvolto dal buio della camera e dalle braccia di Letha, Wigh rifletteva accarezzando lentamente i capelli della moglie.
    Era stato diverso dalle altre volte, aveva sentito la voglia di appartenerle e che lei appartenesse a lui.
    Avevano fatto l'amore? Non lo sapeva, non aveva quella risposta. Forse no, forse era stato solo sesso più lento, sesso nascosto e camuffato sotto un altro nome.
    Perché forse per fare l'amore bisognava prima di tutto amarsi e quello era un sentimento che mancava nel loro rapporto.
    Voleva bene a Letha, provava un affetto sincero nei suoi confronti, ma l'amore era un'altra cosa.
    Lui si era aggrappato all'unica persona che lo trattava come un essere vivente e non come un oggetto, ma quello non era amore. Quello era più un bisogno primordiale e incontrollabile, il bisogno di qualcuno che gli ricordasse di essere una persona e non una cosa da poter stracciare in mille pezzi.
    L'amore era altro.
    Era qualcosa di sconvolgente, di indescrivibile che riempiva il cuore e l'anima.
    Era quello che provava per Sarah, che avrebbe sempre provato per lei anche se tentava di convincersi del contrario, anche se si ripeteva che l'aveva persa per sempre e che doveva rassegnarsi all'idea che ormai era quella la sua vita.
    Posò le labbra sulla testa della compagna e chiuse gli occhi, sperando che il suo sonno fosse privo di sogni. Ma la voce del re dei folletti gli attraversò la mente e in un attimo ricordò tutto quello che gli aveva sputato addosso tra una frustata e l'altra.
    Anche quella frase...

    -Hai perso la verginità con mia figlia e ora pensi di essere un uomo e di poter infilare il tuo inutile cazzo in ogni femmina che trovi?!

    Come faceva a sapere che Letha era stata la prima? Certo, la sua performance alle nozze non era stata quella di uno stallone esperto, ma dubitava che altri nella stessa situazione avrebbero saputo fare di meglio.
    Lo aveva confessato solo a lei, gliel'aveva bisbigliato all'orecchio, così piano che nessuno poteva averlo sentito.
    Letha... gli aveva raccontato tutto?
    Lo aveva tradito?
     
    Top
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Millennium Member

    Group
    °o¤ø,Ely e Mery,ø¤o°
    Posts
    391,308

    Status
    Anonymous
    Ora si fa venire mille paranoie...
     
    Top
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Millennium Member

    Group
    °o¤ø,Ely e Mery,ø¤o°
    Posts
    383,263
    Location
    Dalla vergine di ferro di Ayato...

    Status
    Offline
    Già...
     
    Top
    .
21 replies since 12/5/2023, 21:44   144 views
  Share  
.