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GdR

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    BITE


    Fandom: GdR
    Raiting: Giallo
    Genere: Generale, Introspettivo
    Personaggi: Allen, Jason, Hikari, Kas, Gemma
    Una serie di fan fiction sui personaggi vampiri del GdR

    Colomba bianca


    Era una serata fortunata per Allen: aveva vinto tre partite a poker e si era guadagnato quello che normalmente entrava nelle sue tasche in una settimana. Una fortuna insperata che ben presto sfumò in una delle sfighe più colossali dell'ultimo periodo: Jason, quel coglione di un demone muta forma, un messaggio per telefono che annunciava il suo arrivo al locale, per un favore.
    Allen sbuffò passandosi le dita tra i capelli argentei e rifiutando la compagnia della donna che, per parte della serata, gli si era strusciata addosso e che avrebbe preferito portarsi a letto piuttosto che sentire il suo vecchio "amicone". Ed invece gli toccava salire sopra nelle sue stanze ed aspettare Jason.
    "Al diavolo" pensò lui mentre saliva le scale, con il crescente desiderio di sbarazzarsi di Jason e passare il resto della serata tra le curve morbide di qualche ragazza.
    Non dovette aspettare molto, due colpi alla porta gli avevano annunciato che il suo ospite sgradito era arrivato.
    Già, ma non era da solo.
    La voce di una donna, una voce dolce che gli chiedeva se lui avesse intenzione di ucciderlo.
    "No, ma solo perché non può" fu la risposta di Jason mentre entrava nel suo campo visivo: strafottente e perfetto come al solito, la faccia pulita del bravo ragazzo .
    E la donna al suo fianco...un angelo, un mezzo angelo. La visione di quella ragazza stretta a lui, gli fece ancora più rabbia: si vedeva che non era una ragazza come le altre, che non era lì per compagnia ma che c'era qualcosa, un sentimento, che li legava indissolubilmente.
    "E' solo perché tu sei un gran bastardo" replicò scrollando le spalle e fissando prima Jason e poi quella ragazza con i suoi occhi grigio fumo.
    Gli sentì dire che lui non era un santo, sì, ma non lo nascondeva come tentava inutilmente di fare Jason: Allen sapeva di essere uno stronzo bastardo, e ne era fiero.
    "Sono venuto a chiederti un favore, non a litigare."
    Ovviamente Jason era andato lì per un favore, chiedeva sempre favori nell'ultimo periodo.
    Quasi quasi invece di aiutarlo a ritornare, la prossima volta lo avrebbe lasciato perdersi nella sua vera forma e poi sarebbe scappato lontano, lontanissimo per non vederlo mai più…
    "Lei è il regalo o il favore?" biascicò toccandosi istintivamente i canini con la lingua: il sangue di angelo poteva essere mortale per uno come lui, eppure…
    Eppure quella ragazza che era arrossita al primo accenno di allusione di sesso, quel suo gesto di protezione per nascondersi le forme...perché diavolo l'aveva fatta vestire in quel modo?
    Si vedeva che era a disagio, che non era abituata a vestiti così corti e scollati che mettevano in risalto la sua pelle chiara, i suoi capelli biondi e gli occhi profondi ed azzurri.
    Diede uno sguardo a Jason: l'aveva impacchettata come regalo per sé stesso, altro che protezione.
    La sentì ribattere e lamentarsi a voce bassa sul fatto che non volesse restare con lui e non poteva biasimarla, Allen non era una buona compagnia, cioè era di sicuro un Dio a letto ma dubitava che lei volesse passare le ore così con lui. Non con quella piaga di Jason che la fissava come se fosse innamorato perso.
    E non gli sembrava neanche il tipo lei, da concedersi così facilmente.
    In effetti tutto faceva presagire una bella battaglia per portarsela tra le coperte.
    La lasciò a cambiarsi nella sua stanza mentre Jason lo seguiva e spiegava brevemente cosa diavolo ci facesse con una ragazza come lei.
    "Hikari è assillata da ombre e devo capire chi è che la sta cercando: devi tenerla d'occhio e non perderla mai di vista"
    Il vampiro scrollò le spalle fissando la porta: Hikari, aveva sentito parlare di una ragazza con dei poteri speciali in grado di controllare i demoni, una ragazza che avrebbe fatto gola a chiunque, soprattutto a quel bastardo di suo fratello…
    Se Satana avesse messo gli occhi su di lei, sarebbe stato un problema.
    Un grosso problema.
    Lei era il genere di problema su cui non avrebbe voluto metterci le mani, che lo avrebbe incasinato ulteriormente e riavvicinato ad un fratello che non se n'era mai fregato di lui.
    Che l'aveva visto una sola volta e gli aveva riso in faccia.
    Jason aveva sempre la cattiva abitudine di trascinarlo in cose più grandi di lui.
    Cose che poi, in qualche modo, doveva risolvere da solo.
    "Cosa posso fare per aiutarti?" chiese lei, e ad Allen vennero in mente un milione di modi in cui poteva aiutarlo, tutti sconci e che vedevano lei nuda, magari sotto di lui, con quel bel collo che avrebbe potuto mordere e quelle curve morbide in cui poteva perdersi.
    "Attenta a quello che mi proponi, potresti aiutarmi in tanti modi" non riuscì a non ribattere con una punta di malizia nella voce.
    Lei si fece del colore del pomodoro, e gli risalì una risata.
    Era così facile prendersi gioco di quella ragazza che arrossiva per ogni cosa.
    Era...era graziosa, nel suo modo di imbarazzarsi, in quelle guance rosse ed i quei morsi lievi che si dava al labbro inferiore quando si sentiva estremamente fuori luogo.
    Da quando non pensava che una donna potesse essere graziosa?
    Da secoli, di sicuro era da molto che non si fermava a pensare che una donna fosse carina nel suo modo di arrossire, o che fosse innocente e pura come una colomba bianca…
    Ma lei sembrava proprio così, una donna graziosa, dolce ed estremamente bella.
    Una donna che aveva catturato il cuore di Jason.
    Prese le sue carte mescolandole e facendole scorrere tra le mani per liberare la mente da tutti quei pensieri che l'affollavano: era un modo per passare il tempo, un abitudine data dal lavoro che faceva per vivere.
    E quasi senza sapere come si ritrovò a giocare con lei, con quella donna da cui avrebbe potuto chiedere tutto.
    Una donna che, con una semplice risata, aveva messo nei casini la calma apparente della vita di Allen.
    Forse si stava davvero lasciando trascinare da qualcosa più grande di lui, e non per via di Satana o altri demoni che la desideravano. No, sapeva già che avrebbe dovuto combattere contro quel bastardo di Jason, ed avrebbe dovuto giocare sporco per avvicinarsi a quella donna così innocente e pura da rendere tutto il resto del mondo una vera merda.
    Ma forse era proprio per quello che tutto il resto passava in secondo piano: forse l'idea di dover combattere, di dover girare attorno a quella donna per rubarle un bacio, per prendersi qualcosa in più, per toglierla a Jason anche...quell'idea non gli dispiaceva affatto.
    Era come se, nell'istante in cui lei era entrata nella sua stanza, Allen avesse capito di non voler più lasciare andare quella colomba bianca. E di sicuro non l'avrebbe lasciata nelle mani di Jason.


    Miele


    Il sangue aveva sempre lo stesso sapore, che fosse corposo, che fosse più acquoso, più amaro o più zuccherino. Una persona valeva l’altra, ed ormai era diventata solo una routine noiosa nella giornata.
    Suo padre gli aveva fatto scoprire un locale in cui poteva bere senza creare problemi, perché fino all’adolescenza si era nutrito esclusivamente del sangue di sua madre. E poi aveva deciso di smettere di usare la sua mamma come fosse una banca del sangue, tanto già sfamava suo padre, e non voleva gravare su di lei. Non con la quantità di sangue che aveva bisogno nella giornata per avere tutte le forze.
    Ma quella sera era particolarmente difficile per lui alzarsi dal bancone e cercare qualcuno, chiunque, per sfamarsi. Quella sera accusava particolarmente la sua condizione di non provare assolutamente niente, di essere così assuefatto dal sangue da non riconoscere più nessun sapore, di sentire davvero come se nella gola gli scivolasse un liquido trasparente.
    “Che palle” sbuffò lui poggiando una mano sulla guancia e lasciando scorrere lo sguardo grigio fumo in giro: magari qualcuno lo avrebbe colpito così tanto da fargli alzare il culo da quello sgabello…
    Un gridolino, e poi una ragazza che incespicava sui suoi passi e che frugava nella borsa alla ricerca di qualcosa catturò la sua attenzione. Sembrava avesse più o meno la sua età, una ragazza giovane sui diciotto anni, con dei lunghi capelli di una sfumatura argentea raccolti in una treccia sulla testa e degli occhi azzurri nascosti da ciglia folte…
    Non sembrava per nulla a suo agio, quindi Kas decise che era un’ottima idea alzarsi e raggiungerla prima che potesse succedere qualcosa di più grave: sapeva infondo che, quando un vampiro aveva smania di bere, non si fermava davanti a nulla. Per questo molti andavano in quel locale, perché gli umani e le creature che si trovavano lì sceglievano volontariamente di diventare il pasto principale di quel pranzo, o cena.
    “Ehi,” le prese il polso tirandola un po’ verso di sé per allontanarla dagli altri vampiri. Per fortuna quel gesto fece desistere il maschio che le si stava avvicinando.
    “guarda che questo non è un posto per una come te” aggiunse lui tornando vicino al bancone, dove la situazione era più tranquilla e gestibile.
    La ragazza balbettò qualcosa, poi scosse la testa e fissò lo sguardo sulla mano di Kas, ancora stretta al suo polso.
    “Scusa” fu quello che disse subito lui, separandosi “ma mi sembravi in difficoltà e questo è…insomma non è un posto per qualcuno che non desidera farsi succhiare” storse il naso: quella frase gli era uscita in maniera così orribile.
    “Grazie” la ragazza strinse la sua borsa con le mani “non so come sono arrivata qui…”
    “Beh…per fortuna che mi sono accorto di te” lui rise cercando di sdrammatizzare la situazione: era una maga, ed era capitata lì solo per puro caso, forse nel tentativo di far riuscire qualche incantesimo “Puoi tornare a casa, nessuno qui dirà nulla”
    “Vorrei…” il sangue fluì sulle sue guance e Kas deglutì sentendo i canini spingere contro le labbra “tornare, solo che non so come fare…”
    Lui sospirò passandosi le mani tra i capelli grigi: okay, aveva davvero incontrato una maga impacciata. Che significava che non sapeva come fare? Doveva essere alle prime armi o essere una schiappa.
    “D’accordo, per fortuna che so usare un po’ di magia” lui le porse la mano con gentilezza: per fortuna che aveva anche il buon cuore di sua madre e che il suo onore gli obbligava ad essere un maschio gentile con le persone in difficoltà “ti accompagno io a casa, ma non usare più la tua magia in maniera così sconsiderata. La prossima volta potresti non essere così fortunata”
    ***
    Kas accompagnò quella ragazza nel giardino di casa sua: una casa immensa, una villa immersa nel verde in qualche posto lontano da tutto il resto. Anche lui viveva in un posto tranquillo ed isolato, ma casa sua aveva solo due stanze, non di certo più di cinquanta come quella villa.
    Doveva essere schifosamente ricca...
    "Grazie per avermi accompagnata" lei si guardò dietro le spalle, poi fissò di nuovo il volto del ragazzo "Se c'è qualcosa che potrei fare per ringraziarti..."
    Kas scosse la testa: non c'era niente che lei potesse fare, o dargli. Cioè in quel momento doveva di sicuro sfamarsi, ma avrebbe trovato di sicuro qualcuno nel locale disposto ad inclinare un po' il collo per farsi mordere...
    Ancora una volta i canini spinsero contro le sue labbra, e lo stomaco gli brontolò. Questa volta però il rumore fu così eclatante da far spalancare gli occhi a quella ragazza, e farla arrossire - di nuovo.
    "Non preoccuparti" scrollò le spalle facendole un sorriso "devo aver saltato la cena..."
    Schiuse le labbra seguendo con i suoi occhi grigi il movimento che lei aveva fatto: con le dita si era sbottonata i primi due bottoni della camicetta ed aveva leggermente inclinato il collo, mostrando la pelle bianca e tenera vicino la spalla...
    Si morse un labbro mentre gli risaliva un ringhio leggero.
    "Non puoi scoprire il collo davanti ad un vampiro così...ti rendi conto...?"
    "E' il minimo che...posso fare" lei sussurrò rossa in viso "Per colpa mia non hai mangiato e...e sei stato gentile a riportarmi a casa e...hai fame, prendilo"
    "Okay, chiudi gli occhi, faccio subito" Kas si avvicinò a lei, decidendo che alla fine lei gli stava offrendo un po' di sangue e che così almeno sarebbe potuto tornare subito a casa senza passare al locale.
    Tanto alla fine un sangue valeva l'altro, non sentiva niente quando gli scivolava in gola...
    Posò una mano sulla guancia della ragazza e poi si chinò leggermente sul suo collo: i canini uscirono fuori dalle sue labbra e lui li sfregò lievemente sul collo della giovane, cercando il punto più morbido in cui mordere.
    "Stai tranquilla, non sono un vampiro cattivo" mormorò sentendola tremare: sigillò la bocca alla base del suo collo, e poi lasciò che i canini bucassero la sua pelle.
    La sentì rilassarsi subito perché i canini avevano rilasciato l'endorfina, così Kas iniziò a bere il suo sangue.
    Ma appena il primo sorso gli scese in gola, Kas spalancò gli occhi e si scostò bruscamente da lei, come se avesse preso la scossa, come se si fosse bruciato.
    "Cazzo...cazzo..." fece qualche passo indietro fissando la ragazza che aveva riaperto gli occhi e che si toccava i due buchi che lui le aveva lasciato "Cosa..."
    Lui tremò senza darle neanche il tempo di reagire, senza neanche darle la possibilità di dire lui qualcosa.
    Scappò, Kas scappò immediatamente da lei.
    Perché per la prima volta quel sangue aveva sapore, il sapore del miele.

    Edited by script‚ - 24/3/2024, 22:59
     
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    Bellissime ^^ Povero Kas, che trauma XD
     
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    Sì...abituato da piccolo a bere si trova spiazzato
     
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